Il Congresso della Confederazione del Lavoro sia convocata entro l’anno (Il Comunista, 14 ottobre 1922)

Pubblicato: 2021-11-01 21:36:02

Abbiamo atteso l’uscita di Battaglie Sindacali per leggere con tutta la nostra attenzione il resoconto ufficiale delle sedute del Consiglio confederale tenuto a Roma il 30 settembre e il 5 e 6 ottobre. Dai riassunti pubblicati finora dai giornali non avevamo scorto nessun accenno sulla convocazione del Congresso nazionale confederale e pertanto, prima di porre in rilievo quale strana lacuna vi sia, abbiamo voluto anche scorrere dalla prima all’ultima riga le quattro abbondanti colonne di relazione dell’organo ufficiale. Ma anche Battaglie Sindacali mant[iene] il silenzio. Dopo di che sarebbe dunque vana illusione ritenere che tale silenzio abbia un diverso significato da quello che noi gli attribuiamo: tentativo di venir meno alla convocazione del congresso, già annunziata entro l’anno, rimandandola alle calende greche. Non è infatti possibile altra ipotesi. Se i gialli della Confederazione non tendessero a ciò, buona parte dei lavori del recente Consiglio sarebbe stata assorbita dalle discussioni per le intese preliminari sul congresso. Compilazione dell’ordine del giorno, nomina dei relatori, scelta della località, fissazione della data, e l’odierno numero di Battaglie Sindacali avrebbe senz’altro aperto il periodo della preparazione congressuale.

Ma altri fatti anche più significativi ci persuadono che non soltanto i mandarini confederali non vogliono più ad ogni costo convocare il congresso, ma che essi hanno intensificato, o meglio, organizzato il piano – che già altra volta denunciammo – di stroncamento delle organizzazioni dirette da elementi di sinistra, e della loro opera di scissione nel campo proletario.

L’ordine del giorno su “l’unità sindacale” – ironia delle parole – prelude ai colpi di mano contro i sindacati che sono sulle direttive rivoluzionarie e le stesse discussioni svoltesi in argomento rilevano chiaramente i veri motivi per cui si tenta rimandare il congresso.

I socialdemocratici hanno avuto la precisa sensazione della loro sconfitta, e con tutti i mezzi corrono ai ripari. E poiché il tempo che ci separa dalla fine dell’anno non sarebbe stato sufficiente alla “preparazione”, essi hanno intanto deciso, rimangiandosi il loro stesso precedente deliberato, la sospensione, ed hanno quindi ordito il loro disegno contro la corrente sindacale di sinistra.

I giolittiani della Confederazione intendono così, secondo la scuola del maestro, arraffare a tutti i costi la maggioranza, e fin da ora noi possiamo attenderci l’attuazione di ogni manovra contro il proletariato rivoluzionario. Come il governo borghese prepara le elezioni nel paese, con gli stessi sistemi i socialdemocratici preparano il Congresso confederale. Il recente Convegno di Genova ne è già una prova, ma esso non resterà che un pallido saggio dei loro metodi giolittiani: manipolazioni illecite agli statuti delle Federazioni nazionali, espulsione di uomini e di gruppi, creazione di organismi insussistenti, brogli, pastette, tutte le armi verranno usate per assicurare al governo confederale la maggioranza. Queste manovre sono del resto già in atto, ma verranno sempre più intensificate. Ai licenziamenti già effettuati di organizzatori comunisti, altri faranno seguito. I Sindacati diretti dai nostri compagni saranno ancora più che per il passato fatti segno ad ogni ostruzionismo e sopraffazione, mentre quelli ghermiti dai corvi riformisti figureranno agli effetti delle votazioni di congresso iperbolicamente efficienti...

Contro questo piano preordinato che tenta soffocare ogni energia rivoluzionaria dei sindacati per fare della massima organizzazione proletaria italiana lo strumento della politica socialdemocratica di dedizione alla borghesia non vi è che un rimedio che possa efficacemente valere: la immediata unione di tutti gli operai e contadini italiani sulla base degli accordi fissati nel recente convegno delle sinistre sindacali. L’ordine del giorno in esso votato formerà così la piattaforma comune di lotta a tutti i proletari rivoluzionari: comunisti, massimalisti, sindacalisti, anarchici. E il principio della lotta di classe potrà vincere contro tutte le degenerazioni corporativiste e collaborazioniste. Ma se i dirigenti dei sindacati fuori da ogni terreno legale mostrassero di voler procedere contro la volontà delle masse calpestandone i deliberati o procedendo a rappresaglie contro i gruppi di opposizione, gli operai rivoluzionari dovranno con la massima energia agire immediatamente contro quei dirigenti sabotatori della unità delle organizzazioni. Nessuna espulsione dovrà essere consentita. Nessun sopruso dovrà essere subito.

Ove invece la reazione socialdemocratica contro proletariato assumesse l’aspetto delle blandizie e delle insidie “legali”, e non si manifestassero quindi gli episodi [cui] abbiamo accennato, i nostri compagni sono tenuti a continuare la lotta nel campo della più ferma opposizione all’indirizzo confederale, accordandosi, come abbiamo detto, con le altre fazioni rivoluzionarie. “Immediata convocazione delle federazioni nazionali e della confederazione, ricostituzione dell’Alleanza del Lavoro, fronte unico, unità proletaria” siano la parola d’ordine d’ogni assemblea di sindacati su cui dovranno affermarsi con la presentazione del noto ordine del giorno tutti gli operai e contadini rivoluzionarie d’Italia.

Ma occorre anche vigilare e controllare le votazioni, comunicarne prontamente i risultati ai rispettivi comitati provinciali sindacali per le assemblee delle leghe, al Comitato nazionale sindacale di categoria per i Convegni delle Federazioni, ed infine all’Esecutivo nazionale sindacale per i voti delle Camere del lavoro. Il Congresso della Confederazione dovrà avvenire entro l’anno. Il proletariato rivoluzionario d’Italia deve schiacciare la serpe socialdemocratica che la insidia nei sindacati per consegnarlo prigioniero alla borghesia.

La Confederazione del Lavoro, liberata dai traditori socialdemocratici, deve riacquistare la fiducia della massa proletaria per divenire alla sua volta strumento di redenzione.

Viva la Confederazione rossa dei lavoratori italiani!