Perchè la Russia non era comunista - Tesi sulla Russia (1953)

Pubblicato: 2021-10-05 17:04:35

Torniamo per chiarezza a premettere il punto di arrivo della nostra ricerca, coerente ed implicita alla posizione tenuta da oltre trenta anni dalla Sinistra comunista italiana, ma non certo facile ad esprimere in un giorno, con l’inquadramento e il combaciamento degli accadimenti della seconda guerra mondiale e del suo scioglimento nell’attuale equilibrio o meglio pseudo-equilibrio politico.

  1. Il processo economico in corso nei territori dell’Unione russa si definisce essenzialmente come l’impianto del modo di produzione capitalistico in forma modernissima in paesi ad economia arretrata, rurale, feudale ed asiatico-orientale.
  2. Lo stato politico è bensì nato da una rivoluzione in cui il potere feudale è stato sconfitto da forze tra cui primeggiava il proletariato, era in secondo luogo il contadiname, ed era pressoché assente una vera borghesia; ma si è consolidato come un organo politico del capitalismo, a causa della mancata rivoluzione politica proletaria in Europa.
  3. Le manifestazioni e le sovrastrutture tutte di tale regime, con le differenze dovute al tempo e al luogo, coincidono nel fondo con quelle di tutte le forme di capitalismo prorompente ed avanzante nel ciclo iniziale.
  4. Tutta la politica e la propaganda di quei partiti che negli altri paesi esaltano il regime russo si sono svuotate del contenuto di classe e rivoluzionario e ripresentano un complesso di atteggiamenti “romantici”, superati e privi di vita nello svolgimento storico dell’occidente capitalista.
  5. L’affermata assenza attuale in Russia di una classe borghese statisticamente definibile non basta a contraddire le tesi precedenti, essendo fatto constatato e previsto molto prima della rivoluzione dal marxismo, ed essendo la potenza del moderno capitalismo definita dalle forme di produzione, e non da gruppi nazionali di individui.
  6. La gestione della grande industria da parte dello Stato non contraddice in nulla alle tesi precedenti, avvenendo sulla base del salariato e dello scambio mercantile interno ed esterno, ed essendo un prodotto della moderna tecnica industriale, identicamente applicata come in Occidente, appena caduto l’ostacolo dei rapporti preborghesi di proprietà in Russia.
  7. Nulla dice in contrasto alle tesi precedenti l’assenza di una forma di democrazia parlamentare, la quale dovunque esiste non è che maschera della dittatura del Capitale, e che è superata e tende a sparire ovunque la tecnica produttiva per le ulteriori invenzioni si fonda su reti generali e non su installazioni autonome, mentre d’altra parte la dittatura palese è stata adottata da ogni capitalismo sorgente e nella fase di adolescenza.
  8. Ciò non autorizza a dire che il capitalismo russo è “la stessa cosa” di quello di ogni altro paese, poiché vi è differenza tra la fase in cui il capitalismo sviluppa le forze produttive e ne spinge l’applicazione oltre antichi limiti geografici, formando la trama della rivoluzione mondiale socialista; e quella in cui sfrutta le forze stesse in modo soltanto parassitario, mentre hanno già raggiunto e superato da tempo il livello che consente di volgerle al “miglioramento delle condizioni del vivente lavoro”, consentito solo alla forma economica non più fondata su salario, mercato e moneta.

Le prime quattro tesi sono enunciative, le seconde quattro polemiche. Sono necessarie per quei pezzi di fessi che, dicendosi marxisti non stalinisti, mostrano di non aver ancora afferrato il peso che nel sistema marxista di dottrina hanno i tipi economici di produzione e di scambio, le classi sociali che in essi si presentano e i conflitti di forze politiche cui queste pervengono.

           da “L’Orso ed il suo grande romanzo”, Il programma comunista, n.3/1953)