Alcune rivendicazioni di carattere immediato

Pubblicato: 2020-09-13 08:58:22

(dal nostro opuscolo Per la difesa intransigente delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari)

 

Di fronte a omicidi sul lavoro, infortuni, nocività

La natura della produzione capitalistica è quella dell’appropriazione di pluslavoro e plusvalore in tutte le ventiquattro ore del giorno. Ciò significa usurpare il tempo indispensabile al corpo per la crescita, per lo sviluppo e per la sua conservazione sana, rubare il tempo per respirare l’aria libera e godere della luce del sole, lesinare sul tempo dei pasti per incorporarlo nello stesso processo produttivo, ridurre il sonno necessario per mantenere, rinnovare, rinfrescare le forze vitali. Al capitale non interessa quanto duri la vita della forza lavorativa: quel che gli sta esclusivamente a cuore è il massimo di forza lavorativa che può utilizzare in una giornata. E’ partendo da questi effetti distruttivi sulle condizioni fisiche e psichiche dei lavoratori che occorre imporre limiti drastici all’azione delittuosa del capitale. Al primo posto, una forte riduzione dell’orario, soprattutto nelle lavorazioni a ciclo continuo, nei lavori usuranti, nelle attività a contatto con materiali e sostanze tossiche, dannosi alla salute, in ambienti malsani, non ventilati, soffocanti, e una lotta senza quartiere contro l’introduzione di nuovi turni che comportino anche orario notturno. Ma, poiché una tutela effettiva delle condizioni di vita e di lavoro implica un costo di produzione che si sottrae al profitto, non sarà mai garantita una protezione adeguata, per cui non basta la riduzione drastica delle ore lavorative. Gli ambienti di lavoro saranno sempre pericolosi per l’integrità fisica e psichica dei lavoratori. Occorre quindi aggiungere l’azione di lotta organizzata e generalizzata degli operai volta a interrompere e bloccare in ogni istante la produzione, ovunque sia segnalata la condizione, anche teorica, di probabilità di rischio.

Non esiste fatalità negli incidenti sul lavoro: esiste un calcolo del rischio aziendale messo in preventivo. Pertanto, i lavoratori devono imporre un’azione unitaria dall’esterno, che scavalchi non solo la valutazione tecnica improvvisata in seno alla fabbrica, ma anche e soprattutto la valutazione della stessa direzione imprenditoriale, che si avvale di tecnici, di medici, di professionisti, di psicologi e avvocati ben pagati dall’azienda. Con il riconoscimento delle nuove malattie professionali, devono essere rivalutate le pensioni, l’assistenza medica, le ferie, mentre va imposta la gratuità completa delle cure e il pagamento a salario pieno dei giorni di malattia per tutte le categorie. I lavoratori non devono poi cadere nel tranello di farsi partecipi di iniziative aziendali e sindacali di “controllo sull’ambiente di lavoro”, iniziative che, sfruttando il sempre risorgente mito del “controllo operaio”, hanno l’unico obiettivo di renderli corresponsabili delle condizioni di lavoro dei loro compagni.

Contro le discriminazioni

La difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori immigrati fa tutt’uno con la difesa economica e sociale di tutti i lavoratori. La solidarietà attiva e militante nei confronti dei lavoratori immigrati è una necessità vitale per tutta la classe proletaria: senza di essa, non è possibile superare le divisioni paralizzanti introdotte dalla borghesia, non è possibile ricostruire l’unità immediata e futura dei lavoratori, non è possibile difendersi efficacemente contro il capitale. L’indicazione generale “contro ogni forma di discriminazione” deve mettere al centro della lotta lo stesso trattamento sul posto di lavoro e fuori (salari, orari, licenziamenti, disoccupazione, alloggi, pensione, malattia, ferie).

La stessa lotta contro le discriminazioni deve coinvolgere il proletariato femminile sia per quanto riguarda le condizioni di lavoro, i salari (un loro maggiore aumento) e il tempo di lavoro (una sua più drastica diminuzione) sia per quanto riguarda le condizioni di vita (lavori usuranti, straordinari, lavoro notturno, nocività, ecc). Per i giovani, vanno aboliti i lunghi anni di apprendistato con la relativa riduzione del salario. Tutti i contratti a termine devono essere trasformati in contratti a tempo indeterminato, soprattutto per queste categorie più deboli: gli immigrati, i giovani, le donne, i salariati agricoli, gli edili, i lavoratori dei servizi di cura, e del pubblico impiego.

13/09/2020

(Il testo Per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari" si può ordinare scrivendo a info@internationalcommunistparty.org o a Istituto Programma Comunista, C.P. 272, 20101 Milano)