Sulle mobilitazioni dei Riders: dallo sciopero non si scappa

Pubblicato: 2018-02-28 07:52:11

Quello dei Riders, i lavoratori autonomi che per pochi euro all’ora consegnano a domicilio i pasti, in bicicletta o in motorino, è un movimento ancora minoritario ma in evoluzione. Nello scorso numero di questo giornale, era stata ricordata una manifestazione organizzata per il 15 luglio 2017 da un collettivo nato tra questi lavoratori, che aveva l’obiettivo – a detta loro – di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e provare a stabilire un tavolo di trattative con le imprese (lo sciopero, o anche una giornata di “no delivery” che si è avuta in altre situazioni analoghe nel mondo, appariva loro troppo radicale e difficile).

Nei mesi successivi le cose sono cambiate; o meglio, non sono cambiate affatto da parte delle società (Deliveroo, Foodora, Just Eat, Glovo ecc.), che continuano portare avanti il loro business, sfruttando masse sempre più grandi di giovani con paghe miserevoli, quasi tutte fatte di una componente oraria e di una componente a cottimo. Di contro, le mobilitazioni sono cresciute sia in Italia che all’estero (in particolare in Germania, in Francia e in Belgio) e i lavoratori di tutte le suddette società, che ormai sono uscite dai confini nazionali, portano avanti, sempre più a gran voce, le stesse rivendicazioni.

Pubblichiamo di seguito stralci di una lettera che i lavoratori di Deliveroo Italy di Milano e Bologna hanno indirizzato alla società, in seguito all’evidente riluttanza da parte del caporalato ad ascoltare i propri “fornitori indipendenti”.

Con la presente i lavoratori di Deliveroo Italy di Milano e Bologna in mobilitazione chiedono, come già avvenuto a più riprese e in diverse occasioni, di essere ascoltati dall’azienda, dopo aver domandato ripetutamente udienza: più volte ci siamo rivolti agli uffici, singolarmente o in piccolo gruppo, cercando spiegazioni o di aprire uno spazio di confronto con la società. […]

Al fine di poter raggiungere gli scopi comuni e condivisi dai lavoratori ed affrontare collettivamente la questione della tutela dei nostri diritti, chiediamo: l’introduzione di un contratto di categoria con l’applicazione del CCNL Trasporti e Logistica; l’abolizione delle false partite iva e la sostituzione con un contratto adeguato; il rinnovo di tutti i contratti in scadenza; il pagamento di 7,50 € netti all’ora di salario garantito per tutti; un monte ore garantito di almeno 20 ore a settimana per tutti; un’indennità atmosferica in caso di pioggia o neve pari ad una maggiorazione del 30% sul pagamento orario; un indennizzo di lavoro straordinario nel caso in cui le consegne vengano effettuate oltre il turno di lavoro assegnato, con il riconoscimento di una maggiorazione pari al 50% del pagamento orario; un’indennità malarica dovuta all’inquinamento da smog dell’aria pari al 30% del pagamento orario; il riconoscimento di un indennità chilometrica oltre i 3,5 km su strada, dal punto di partenza al punto di consegna; la copertura assicurativa totale a carico dell’azienda per ogni singolo lavoratore; un rimborso spese per oneri di mantenimento di bici o moto e per il cellulare; la fornitura di un’attrezzatura funzionante (tuta impermeabile, caschetto a norma).

Nell’attesa di ricevere una risposta concreta da parte della società […] ci riserbiamo il diritto di organizzare iniziative di denuncia e di fare tutto il possibile perché le nostre richieste non cadano ancora inascoltate, nel silenzio che fino ad ora ha seguito i nostri ripetuti tentativi di confronto con Deliveroo Italy.”

In sintesi, i Riders chiedono di essere inquadrati come dipendenti e non come collaboratori con partita IVA, rivendicano i diritti della condizione di lavoratore salariato e reclamano un aumento del salario. Di fronte, hanno però un capitalismo che, nella fase estrema imperialistica e nella condizione attuale di crisi acuta, riconduce il proletario alla condizione di senza riserve e senza diritti. Diritti che, se li si vuole ottenere, bisogna strappare con la forza alla classe borghese.

Pur salutando con interesse questo nuovo movimento che nasce fra le maglie della gig economy (ovvero, l’applicazione delle nuove tecnologie informatiche a condizioni salariali e ambientali di fine ‘700) è nostro dovere ricordare a questi lavoratori e a tutti i proletari che non esistono dialogo con l’azienda, tavoli di trattativa, sensibilizzazione dell’opinione pubblica, campagne mediatiche o raccolte di firme, in grado di sostituirsi allo sciopero, all’organizzazione, alla lotta.

Nessuna propaganda borghese, nessuna ostentazione di potenza della classe dominante, può scalfire la nostra certezza che il proletariato – e qui annoveriamo soprattutto anche la nuova generazione di giovani in via di proletarizzazione – si riorganizzerà per lottare, partendo appunto dalle lotte per il salario e per le condizioni di vita e di lavoro.

Nel solo 2017, la tendenza a sostituire il salario orario con il salario a cottimo (già in vigore in Belgio) ha provocato in Europa 40 scioperi, come sottolinea un coordinatore del collettivo di lavoratori di Deliveroo (società che conta oggi circa 40 mila salariati) in Francia.

Non c’è niente di nuovo sotto il sole, dunque: i Riders sono però per la maggior parte giovani, immersi in un limbo esistenziale che in generale non gli permette di riconoscersi come proletari; in altri casi, sono figli di una piccola e media borghesia in via di proletarizzazione con tutte le illusioni della classe d'origine, ai quali il capitale ha però tagliato ogni mezzo per costruirsi quel posto da borghese o piccolo-borghese cui vorrebbero ambire.

Quel che solamente conta è la sostanza del rapporto di lavoro che, seppur manifestatasi sotto diverse forme, è rimasta immutata lungo tutta la storia del modo di produzione capitalistico: è proprio per questo che i Riders cominciano a scendere per le strade e, pur fra mille ostacoli ideologici e materiali che la dittatura della democrazia oppone loro, si organizzano nelle prime, minoritarie e deboli, ma inevitabili, forme di lotta.

Continueremo a seguire le loro vicende, sia a livello nazionale che (e questo è molto importante!) a livello internazionale.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)