Omicidi di ordinario capitalismo

Pubblicato: 2016-12-06 21:20:39

Non basta dunque che il tempo indispensabile al nostro corpo per la crescita, per il suo sviluppo e la sua sana conservazione venga usurpato dal lavoro salariato? Non basta che ci venga rubato il tempo per respirare l’aria libera e godere della luce del sole? Non basta che ci venga ridotto il sonno necessario per mantenere, rinnovare e rinfrescare le forze vitali? No, non basta! Al capitale non interessa quanto duri la vita della forza lavorativa: interessa solamente estrarre dai nostri corpi il massimo di forza lavorativa, e dunque il massimo profitto. Non ci sono limiti all’azione delittuosa del capitale sulle condizioni fisiche e psichiche dei lavoratori.

 

Nel recente assassinio di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, un lavoratore dei magazzini Gls di Piacenza che con altri lavoratori difendeva con un picchetto le condizioni di vita e di lavoro proprie e dei suoi compagni, abbiamo visto il guidatore di un grosso camion venire incitato a lanciarsi contro i lavoratori. Abbiamo saputo come la lotta per la propria sopravvivenza si sia espressa fino al sacrificio della vita. Il nostro disprezzo assoluto va alla “normalità assassina” che produce morte e distruzione: “effetti collaterali” del lavoro in regime capitalistico. Com'è possibile permettere ancora alla feccia padronale e sindacale che l’omicidio programmato e continuo dei nostri fratelli venga derubricato come “incidente”? Com’è possibile che si contratti sul corpo dei proletari uccisi sul fronte della guerra di classe?

Dagli omicidi sul lavoro passati sotto silenzio a quelli perpetrati in occasione degli scioperi, agli omicidi consumati su barconi di migranti e nel mondo intero devastato da guerre condotte dai macellai imperialisti, è sempre il capitale il veicolo di morte. E’ tempo che i proletari di tutto il mondo aprano gli occhi. Alla domanda “Che cosa abbiamo da opporre a questa continua violenza?”, non c’è che una sola risposta: “Alla violenza si risponde con la violenza!”, come si dice nel comunicato che abbiamo emesso immediatamente dopo l'assassinio di Eldanf e che riportiamo qui di seguito.

 

Durante il picchetto dei lavoratori della logistica (magazzino di Gls di Piacenza), nella notte tra il 14 e il 15 settembre, uno di essi – Abd Elsslam Ahmed Eldanf – è stato travolto da un camion in uscita che cercava di forzare il picchetto. Lo sciopero era in atto per richiedere l’assunzione di 13 operai a tempo indeterminato. L’operaio ucciso era regolarmente assunto dalla ditta e quindi lottava non per sé ma contro la precarietà dei lavoratori sempre più sfruttati nel campo della logistica e non solo. Ovviamente non si tratta di “incidente”, ma di un vero e proprio omicidio nel corso di una lotta. Non è il fatto particolare che però ci sconvolge: si tratta di un attacco programmato e continuo ai nostri fratelli di classe. Dagli omicidi passati sotto silenzio sul lavoro a quelli più diretti, come questo, è sempre e solo il capitale a perpetrare la distruzione degli esseri umani, a partire da quelli consumati nel Mediterraneo e nel mondo intero.

E’ tempo che i proletari di tutto il mondo aprano gli occhi: non esiste fatalità nel mondo del lavoro, non esiste un capitale buono come non esiste un capitale cattivo. Queste divisioni appartengono alla classe dei servitori (giornalisti, burocrati, aristocrazie operaie ecc. ecc.) del sistema capitalistico: per noi, comunisti rivoluzionari, esiste solo la ferocia della borghesia, che ha a cuore una sola cosa: il profitto.

Che cosa abbiamo da opporre a questa violenza di classe? La nostra violenza!! Basta con le parole di solidarietà francescane, basta con le mille frantumazioni della classe e dei suoi subdoli rappresentanti (sindacati e sindacatini di ogni specie, che alla fine fanno solo gli interessi della borghesia): proprio queste frantumazioni rendono la classe sempre più isolata, sottomessa, indifesa.  

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)