Dal Carteggio Marx-Engels: Nel mezzo della bufera della crisi 1856-58 (IV)

Pubblicato: 2016-05-28 15:07:15

Le lettere che abbiamo pubblicato sul n.1/2016 di questo giornale occupano l’intero mese di dicembre 1857. Nella prima di queste lettere, Marx spiega la dinamica mondiale della crisi nel commercio dei cereali (crolli e rialzi improvvisi dei prezzi), ma anche di metalli preziosi, seta, vino e prodotti industriali, e scommette su un possibile crac in Inghilterra e sul panico in Francia. Engels descrive la situazione delle ditte commerciali di Liverpool “che andranno a gambe all’aria: la gente proprio al verde e in Borsa le facce scure mentre la tempesta si va ammassando sempre più nera”. Ancora Engels, l’11 dicembre, conferma la presenza di questa crisi di sovrapproduzione che dall’industria si sta allargando anche in agricoltura, rivelando che essa si manifesta con l’estensione del credito e si fonda sugli imbrogli con le cambiali e sul commercio oltre le proprie forze: “tutti i giorni falliscono piccoli proprietari di filande e di fabbriche tessili”. A metà di dicembre, scrive ancora Engels: “la crisi è veramente straordinaria, i prezzi scendono ogni giorno e Manchester vi è sempre più coinvolta”. In Francia, poi, il crac è sicuro e coinvolgerà per primi gli speculatori della Germania. Il pensiero di entrambi va ai riflessi che la crisi ha sulla classe operaia: “non ci sono sintomi di rivoluzioni, la lunga prosperità ha avuto un effetto paralizzante. Per ora i disoccupati nelle strade mendicano e stanno con le mani in mano. Gli assassinii a scopo di furto aumentano, ma non troppo”. Nelle lettere degli ultimi giorni di dicembre, Marx si concentra sulla crisi francese, ed Engels risponde: “Per il momento la gente qui si culla nell’illusione che la crisi è finita, perché la crisi finanziaria con le sue conseguenze immediate è passata”. Poi aggiunge: “Sulla Francia, per quanto ne possa giudicare io, tu hai perfettamente ragione”. Concludiamo ora questa lunga ma significativa rassegna, che ci mostra l’attenzione e la passione con cui i due rivoluzionari seguivano il procedere della crisi economica, con le lettere dei primi mesi del 1858 – anch’esse rivelatrici.

6 gennaio- 9 aprile 1858

Nella lettera del 6 gennaio 1858, Engels conferma che la situazione di crisi perdura, tra una sosta e l’altra per l’industria del cotone: i dati si riferiscono ai prezzi a Manchester e Liverpool. “Durante la fase acuta della crisi mi è stato assolutamente impossibile pensare ad altro che al generale crash. Non riuscivo né a leggere né a scrivere, inoltre ero molto eccitabile in seguito alla mia malattia. […] D’altronde ora nella crisi abbiamo una sosta e una nuova piega, almeno per quanto riguarda Manchester e l’industria del cotone. Lunedì un gran numero di filatori sono andati a Liverpool e hanno comprato 12.000 balle, per rifornirsi un po’. Ciò ha fatto salire il cotone, e nello stesso tempo qui i greci hanno invaso il mercato e hanno fatto acquisti abbastanza forti, ragion per cui si è avuto qui un rialzo corrispondente. Ora qui a Liverpool abbiamo già superato di ¾ di penny alla libbra la quotazione più bassa. Ora i compratori sono di nuovo restii, ma se il vento dell’est dura, il cotone e i filati scenderanno ancora finché non verranno tutti i carichi, verso febbraio e marzo. Che idea far salire alle stelle i filati e il cotone con le fabbriche ad orario ridotto! La cosa non ha altra conseguenza che quella di limitare ancora di più la domanda, la cui diminuzione, per il momento, non ha nessun effetto sui prezzi semplicemente perché la produzione aumenta e diminuisce con la domanda. Il cotone di qualità media è di nuovo tra 6 e ¼ e 6 e 3/8, oggi anche a 6 pence e mezzo, però non ho ancora visto il listino di chiusura”.

Seguono poi alcune considerazioni sugli investimenti di denaro, sull’enorme massa di capitale circolante eccedente: “Pare che, in seguito alla difficoltà negli investimenti di denaro, i signori riescano di nuovo a provocare per il momento un leggero aumento, che durerà finché non verrà il vento dell’ovest. L’enorme massa di capitale eccedente nel mercato è del resto una cosa stranissima ed è una nuova prova di quali enormi dimensioni tutto l’insieme abbia preso a partire dal 1847. Non mi stupirebbe affatto che questa eccedenza di capitale circolante, già prima che si siano sviluppate le altre fasi della crisi, provocasse una nuova speculazione sulle azioni. Questa eccedenza di capitale disponibile ha anche certamente contribuito per la sua parte a mantenere in efficienza la speculazione e ha portato le cose al punto che ora il Crédit Mobilier, superato il panico, può reclamare un posto tra i più solidi istituti del mondo”.

Nalla lettera del 7 gennaio, Engels scrive: “Ora leggo tra l’altro Clausewitz, Vom Kriege [Sulla guerra]. Strano modo di filosofare, ma quanto alla sostanza, ottimo. Alla domanda se si debba dire arte o scienza della guerra, la risposta è che la guerra è simile soprattutto al commercio. Il combattimento è in guerra quello che è il pagamento in contanti nel commercio, per quanto nella realtà occorra di rado, però tutto porta ad esso, e alla fine bisogna bene che abbia luogo, ed è quello che decide”. In un’altra lettera dello stesso giorno, Marx commenta: “Oltre al cattivo stato della bilancia commerciale dell’Inghilterra durante gli ultimi tre anni, vedrai tra l’altro anche quanto denaro la Prussia ha fatto nel periodo della guerra russa; inoltre vedrai che le nostre città anseatiche stanno alla testa dei paesi la cui bilancia commerciale è favorevole nei confronti dell’Inghilterra”. Che la situazione stia mutando lo si avverte in questa speranza dei due rivoluzionari che la tregua attuale si trasformi in scosse molto più profonde, così come avvenne in passato: “L’attuale tregua della crisi mi sembra che sia molto vantaggiosa ai nostri interessi, intendo interessi di partito. Perfino nel 1848 in Inghilterra dopo la prima tregua sopraggiunsero in due o tre intervalli delle scosse molto notevoli; e allora il cratere si era mosso fin dall’aprile del 1847, ecc.”.

L’11 gennaio 1858, Marx scrive a Engels: “Nella stesura dei principi economici mi trovo talmente imbrogliato con degli errori di calcolo che per disperazione mi sono messo a studiare di nuovo l’algebra. L’aritmetica mi è restata sempre ostica. Ma per la via traversa dell’algebra mi rimetto rapidamente a posto”. E ancora, il 16 gennaio: “Mi consola straordinariamente che la tua salute proceda bene. Io stesso sono stato di nuovo in cura per tre settimane e ho smesso soltanto oggi. Avevo esagerato troppo nel lavorare di notte, sostenendomi è vero soltanto con limonate, da una parte, ma dall’altra con una quantità immensa di tabacco. Del resto faccio dei bei passi avanti. Per esempio tutta la teoria del profitto, qual è stata finora, l’ho mandata a gambe all’aria. Quanto al metodo del lavoro mi ha reso un grandissimo servizio il fatto che per puro caso […] mi ero riveduto la ‘Logica’ di Hegel. Se tornerà mai il tempo per lavori del genere, avrei una gran voglia di rendere accessibile all’intelletto dell’uomo comune in poche pagine, quanto vi è di razionale nel metodo che Hegel ha scoperto ma nello stesso tempo mistificato”.

Il 25 gennaio 1858, Engels torna a descrivere nel dettaglio la situazione: “Gli affari subiscono continui alti e bassi. Ogni due settimane c’è un tentativo di alzare i prezzi del cotone; si sfrutta il momento in cui alcuni filatori sono costretti a comprare. La cosa va bene per tre o quattro giorni, poi i prezzi tornano a cadere. Nel complesso ora siamo a 5/8 di penny al di sopra della quotazione più bassa. Qui le cose vanno similmente. Non appena i prezzi sono stati ben bene abbassati in seguito a una stagnazione di due settimane, gli acquirenti indiani e levantini si buttano sul mercato e così fanno salire tutto alle stelle; e allora nessuno vuol più comprare, e i prezzi tornano a poco a poco a cadere. Non c’è ancora un andamento regolare. I filatori lavorano ad orario intero, non perché ci sia effettivamente della domanda, ma perché altri lo fanno e perché sono arcistufi dell’orario ridotto. Nel complesso la situazione dei filatori è peggiorata per il fatto che la differenza tra i prezzi del cotone grezzo e quello dei filati si è troppo ridotta. I tedeschi comprano ancora pochissimo. La situazione non è davvero ancora brillante, tutti i giorni c’è un ristagno nel commercio per il tentativo di imporre prezzi più elevati, e se la cosa non riesce, si dice che c’è un miglioramento di umori nel mercato. Al diavolo il miglioramento!

Il 29 gennaio 1858, è la volta di Marx ad Engels: “In Francia le cose vanno bene. La freddezza con cui i bottegai hanno accolto l’attentato [il 14 gennaio 1858, Felice Orsini aveva attentato alla vita di Napoleone III; l’attentato era fallito e Orsini fu giustiziato – NdR] ha esasperato il messere. Il segreto di questa freddezza dei bottegai è certo nell’ultimo desiderio di molti di loro che un qualsiasi avvenimento politico possa toglierli d’imbarazzo. La maggior parte di quella brava gente ha ottenuto il rinnovo delle loro cambiali dalla banca, dalla società di sconto, ecc., che agivano su ordine di Boustrapa [soprannome di Napoleone III, dalle iniziali delle città di (Bou)logne, (Stra)sburgo, (Pa)rigi in cui tentò dei colpi di strada, l’ultimo dei quali gli riuscì a Parigi il 2 dicembre 1851 – NdR]. Tuttavia se non è oggi sarà domani. Una grande parte della borghesia francese, avendo davanti agli occhi una così sicura rovina commerciale, vede avvicinarsi con angoscia il giorno della scadenza. Si trovano pressappoco nello stesso stato in cui si trovava Boustrapa prima del colpo di Stato. Ogni pretesto politico per uscire di scena dignitosamente, come dieci anni fa, sarà, in conseguenza, colto avidamente da questa gentaglia maledetta. Boustrapa se ne è accorto, ed ora vuole far vedere il ‘despota’ puro e semplice. […] Ora nel mio lavoro economico sono a un punto in cui desidererei da te qualche chiarimento d’ordine pratico, perché negli scritti teorici non è possibile provar nulla in proposito. Si tratta della circolazione del capitale, della sua diversità nei diversi affari: suoi effetti sul profitto e sui prezzi. Se mi vuoi comunicare qualche piccola cosa in proposito, sarà molto benvenuta”.

Risponde Engels, 18 febbraio 1858: “In questa settimana tutti i giorni volevo scriverti e non ci sono riuscito per il continuo rialzo dei prezzi. Ricordati di quel che ti dicevo [il 7 dicembre 1857 – ndr.], 6 pence per il medio Orleans [una qualità di cotone – ndr.] era il massimo prezzo compatibile a orario pieno. Ora 7 filatori su 8 hanno lavorato con un prezzo di 5 pence e ¾ a orario pieno, e la conseguenza di questa cretineria è che per pura impazienza in sei settimane lo hanno fatto salire a 7 pence e ¾. Naturalmente i filati e i tessuti non hanno tenuto dietro in proporzione; per il fabbricante il margine tra i prezzi della materia prima e quelli dei suoi prodotti finiti è ridotto al di sotto dei costi di produzione, e ora questi somari vogliono di nuovo lavorare a orario ridotto, cosa che non avrebbero mai dovuto smettere di fare!

Il 22 febbraio 1858, è la volta di Marx: “Da un documento apparso recentemente sul Monitor risulta che le merci immagazzinate nelle dogane francesi sono enormi, se confrontate col 1855 e 1856, e il corrispondente dell’Economist dice chiaro e tondo che Bonaparte [Napoleone III – NdR] ha autorizzato la banca a dare degli anticipi sulla base di esse, e ha così messo in condizione i loro proprietari di restituirli. A mano a mano che la primavera si avvicina devono però essere lanciate sul mercato, e allora, non c’è dubbio, ci sarà un crac in Francia, a cui corrisponderanno dei crac in Belgio, Olanda, Prussia renana, ecc. In Italia la situazione economica è veramente spaventosa. Accanto alla crisi industriale, carestia agricola. (Quest’ultima, stando alle conclusioni di un congresso agricolo in Francia, è molto grave anche costà. Esso dichiarò che non potevano andare avanti con 17 franchi per ettolitro di grano). Tirate le somme, la crisi ha lavorato come una brava vecchia talpa”.

Altre considerazioni di Engels, l’1 marzo 1858, relative alla situazione nei dintorni di Manchester: “Dal Guardian di oggi vedrai anche che a Preston, ecc. l’orario ridotto è ancora all’ordine del giorno. Presto riprenderà ovunque. Gli industriali perdono coi prezzi odierni nella maggior parte dei prodotti, i filatori riescono ancora appena appena a resistere; bene. Appena il rialzo ostacolerà la domanda (finora la paura di prezzi ancora maggiori l’ha momentaneamente accelerata), anche questo finirà e il pasticcio ricomincerà da capo”.

E il 2 marzo Marx s’informa: “A proposito! Mi puoi dire ogni quanto tempo nella vostra fabbrica, per es. voi rinnovate il macchinario? Babbage [Charles Babbage, economista – ndr.] afferma che in media a Manchester il grosso del macchinario viene rinnovato ogni 5 anni. A me pare questo alquanto stupefacente e non proprio credibile. Il tempo medio della durata del macchinario è uno degli elementi importanti per spiegare il ciclo poliennale che la produzione percorre da quando si è affermata la grande industria”.

Prima della risposta alla richiesta di Marx sul rinnovo del macchinario, la lettera di Engels del 4 marzo ci dà una breve e significativa informazione sul controllo delle loro lettere da parte della polizia: “Eccoci dunque onorati dell’attenzione dell’ufficio di polizia: me l’aspettavo proprio, ma che vengano effettivamente intercettate delle lettere è davvero troppo. Credo che sia meglio che tu faccia scrivere l’indirizzo da un’altra mano, in qual caso apriranno certamente le lettere indirizzate a te”. E poi continua: “Sulla questione del macchinario Babbage si sbaglia, il criterio più sicuro è quello che il fabbricante fa segnando la percentuale in passivo riguardando l’usura e le riparazioni del macchinario, in modo che in un periodo determinato di tempo ammortizza interamente le sue macchine. Questa percentuale è del 7,5% onde il macchinario viene ammortizzato in 13 anni e 4 mesi con quanto annualmente si detrae dall’utile e può essere quindi rinnovato senza perdita. Ora, 13 anni e 4 mesi sono comunque un periodo lungo, nel quale possano avvenire fallimenti e mutamenti. […] Il vecchio macchinario venduto non è poi neanche proprio del ferro vecchio. […] nella maggior parte delle macchine soltanto pochi pezzi si logorano tanto da doverli rinnovare dopo cinque o sei anni e anche dopo quindici, a meno che il principio fondamentale della macchina non sia stato superato da nuove invenzioni (parlo qui specialmente di macchine per filare e della preparazione alla filatura), è difficile stabilire un termine preciso alla durata di macchine del genere […] L’affermazione di Babbage è assurda, che, se fosse vera, il capitale industriale in Inghilterra dovrebbe costantemente diminuire e il denaro sarebbe puramente e semplicemente buttato dalla finestra. […] Dieci o dodici anni bastano per dare un altro aspetto al grosso del macchinario, insomma a rinnovarlo più o meno, Naturalmente il periodo di 13 anni e 4 mesi risente tanto dei fallimenti, del logorio di pezzi essenziali che rendono troppo costosa la riparazione ecc, e di circostanze del genere, che lo si può considerare un po’ più breve. Ma non certo al di sotto dei dieci anni”.

La lettera del 5 marzo di Marx ad Engels è molto importante per comprendere la crisi in corso e per rispondere alle domande che la teoria richiede: quella che fino a tardi notte tiene Marx sveglio nella composizione dei Grundrisse. La lettera si sofferma interamente sulle chiarificazioni inviate da Engels riguardanti il tempo di vita del macchinario: “I miei migliori ringraziamenti per le tue spiegazioni sul macchinario. La cifra di tredici anni corrisponde quanto basta alla teoria, perché stabilisce un’unità per un’epoca di riproduzione industriale, che coincide più o meno col periodo in cui si ripetono le grandi crisi il cui corso naturalmente, per quanto riguarda il periodo in cui si ripetono, viene determinato anche da tutt’altri elementi. La cosa importante per me è di trovare nelle dirette premesse materiali della grande industria un elemento per la determinazione dei cicli. A proposito del rinnovo del macchinario, a differenza del capitale circolante, vengono involontariamente in mente i Moleschott [Jacob Moleschott, fisiologo e filosofo materialista olandese – NdR] i quali pure fanno troppa poca attenzione al tempo di riduzione dello scheletro osseo, ma piuttosto, d’accordo con gli economisti, si accontentano della media del tempo complessivo in cui si rinnova il corpo umano. Un’altra questione su cui anche ho bisogno di un chiarimento, approssimativo, è questa: nella vostra fabbrica, o nella vostra ditta, per es., in che modo il capitale circolante piuttosto si divide in materie prime, salari, e in media che parte ne avete stabilmente dal banchiere? Inoltre, come calcolate nei vostri libri il ciclo del rinnovo? Le leggi teoriche qui sono semplici ed evidenti di per sé. Ma è bene avere un’idea di come va la cosa in pratica”. La lettera prosegue presentando il modo di calcolare dei commercianti che “si basa naturalmente su illusioni pratiche e teoriche ancor più grandi di quelle degli economisti”; poi entra nel merito dei calcoli dei rapporti dei commissari di fabbrica, una tabella in cui sono presenti il capitale fisso, in immobili e macchinari, e circolante, l’interesse su entrambi, i fondi di ammortamento per logorio, rendite, tasse e imposte, spese impreviste, i trasporti, il carbone e olio, inoltre i salari e gli stipendi, le quantità di cotone grezzo e di filati, il prezzo, il fatturato, il profitto. E così commenta: “E’ proprio un peccato che nella tabella non sia dato il numero degli operai; e neanche il rapporto che figura come salari e stipendi veri e propri.

Il 17 marzo, Engels scrive che “ora in Francia il commercio è in una tale situazione che non può migliorare prima che la crisi cronica non sia culminata in una rivoluzione politica. Io ritengo impossibile che la situazione commerciale in Francia migliori finché Napoleone III sarà al governo […] sono giunto alla tua stessa conclusione, che cioè il Crédit Mobilier non era in Francia un imbroglio accidentale, ma un’istituzione assolutamente necessaria […] senza la prospettiva di un così rapido arricchimento non si sarebbe costituito nessun Crédit Mobilier. Date queste condizioni, chi cadrà prima – Napoleone o il Crédit – è un puro caso. Le proroghe delle cambiali provocheranno delle perdite enormi. Un mezzo siffatto per superare una crisi può servire soltanto quando la ripresa degli affari è effettiva anche nell’industria, ma il semplice mercato monetario facile non serve a chi non ha credito; e io credo che ora in Francia non si dia più credito se non come proroga di quello precedentemente concesso. E continua: “In Prussia mi sembra che le cose vadano parecchio male […] borghesia e piccola borghesia sono ancora peggiorate dal 1848 in qua. Anche nell’Austria tedesca non pare che si muova nulla. Evidentemente il Pantalone tedesco non s’è ancora svegliato dal letargo in seguito alle sue fatiche del 1848. Il distacco dell’Ungheria e dell’Italia, e le insurrezioni slave daranno del resto un buon colpo all’Austria, e poi avremo nelle grandi città e nei distretti industriali il contraccolpo della crisi che ora, e di qui, non si può misurare. Dopo tutto ci sarà una bella baraonda”.

La lettera del 2 aprile di Marx a Engels è quasi interamente dedicata a esporre uno schizzo del lavoro cui ha dedicato intere notti. La lettera è lunga e in sé racchiude non solo un programma di lavoro, ma commenti e possibili sviluppi: “Tutta questa merda sarà distribuita in sei libri: 1) Del capitale. 2) Proprietà fondiaria. 3) Lavoro salariato. 4) Stato. 5) Commercio internazionale. 6) Commercio mondiale. I. Capitale si divide in quattro sezioni. a) Capitale in generale. (Questa è la materia del primo fascicolo) b) La concorrenza, ossia l’azione reciproca dei molti capitali. c) Credito, dove di fronte ai singoli capitali il capitale figura come elemento universale. d) Il capitale azionario come la forma più perfetta (che trapassa nel comunismo), insieme a tutte le sue contraddizioni. […] I. Capitale. Prima parte. Il capitale in generale […] 1) Valore. […] 2) Denaro: a)Il denaro come misura. […]. b) il denaro come mezzo di scambio o la circolazione semplice. […] c) Il denaro come denaro. […]. d) La circolazione semplice considerata in sé […] 3) Il capitale. Questa è propriamente la parte importante di questo primo fascicolo, su cui soprattutto bisogna che io abbia il tuo parere. Ma oggi non posso seguitare a scrivere. Questo schifo di bile mi rende difficile tenere la penna, e a forza di stare a capo chino sul foglio mi vengono le vertigini. Sicché per la prossima volta”.

Dall’inizio di aprile le osservazioni che caratterizzano la crisi si fanno ancor più rade. Altre questioni di natura teorica, politica e sociale, prendono il sopravvento. Nella lettera del 9 aprile, Engels fa riferimento alle sue del 31 dicembre e del 6 gennaio: “Le mie profezie che le fluttuazioni nei prodotti sarebbero dipese assolutamente dal vento dell’est e dell’ovest e dal cotone medio Orleans sopra ai 6 pence si sono avverate in modo sorprendente […] Per lo zucchero, il te e il caffè è andata pressappoco lo stesso […] per quel che riguarda la seconda profezia c’è tuttora parecchio tempo ridotto e scioperi e fabbriche ferme per la scarsa remunerabilità della produzione […] fino alla fine dell’anno l’industria del cotone, anche a prescindere da convulsioni politiche, in ogni tentativo di rialzarsi sarà ostacolata dal rialzo dei prezzi della materia prima […] i prezzi saliranno in generale – anche se dapprima potrà ancora verificarsi una seconda caduta – ma si avrà insieme un ristagno della produzione in misura corrispondente al rialzo. Questo supposto che non ci siano disordini nel continente”.

Con quest’appassionata attenzione, i nostri compagni di un secolo e mezzo fa ci hanno insegnato ad affrontare le crisi inevitabili del modo di produzione capitalistica, a scandagliarle non con spirito accademico o giornalistico, ma cogliendo in esse la dimostrazione della sua caducità e dunque della necessità di passare – attraverso la rivoluzione comunista, la presa del potere e l’instaurazione della dittatura proletaria, dirette tutte dal partito rivoluzionario – a un modo di produzione superiore, alla società senza classi del comunismo. Sono insegnamenti preziosi, non legati all’anno x o y, ma validi per tutto il tempo che ci separa da quell’obiettivo.

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)