Dalla Germania: I ferrovieri tedeschi azionano il freno di emergenza (a proposito di una recente agitazione)

Pubblicato: 2015-07-18 13:22:01

Difficile trovare, negli ultimi dieci anni, un´agitazione in Germania che abbia provocato tanta attenzione pubblica e tante campagne borghesi di diffamazione come il recente sciopero dei macchinisti e degli assistenti dei treni. All’origine del conflitto sta, da un lato, il netto rifiuto della Deutsche Bahn (DB – l’azienda ferroviaria) di cedere alle richieste del personale; e, dall´altro, la vera e propria esasperazione di quest’ultimo, organizzato nel sindacato categoriale Gewerkschaft Deutscher Lokführer (GDL), per l’enorme carico di lavoro cui è sottoposto e per un salario troppo basso – specie se confrontato alle medie di altri paesi europei –, in particolar modo per i macchinisti 1. Così, i ferrovieri tedeschi hanno bloccato il traffico dal 19 al 21 maggio 2015 per la nona volta consecutiva a partire dal settembre 2014. E per la DB è stato possibile assicurare solo una piccola parte del traffico ferroviario grazie a orari d´emergenza.

Ma come mai i lavoratori hanno potuto condurre questa lotta con tanta decisione e tanto entusiasmo, superando inerzie e rassegnazione? Per tre motivi sostanziali.

Primo: I lavoratori organizzati nella GDL sono in grado di bloccare due aree centrali nell´economia (trasporto merci e trasporto persone). Dispongono dunque di un grande potenziale di pressione.

Secondo: Con più del 75% dei macchinisti iscritti, il livello di organizzazione nel sindacato di categoria GDL è piuttosto alto, e questo costituisce un presupposto fondamentale perché uno sciopero possa essere condotto con combattività e successo.

Terzo: “Il personale ferroviario ne ha fin sopra i capelli” 2, è esasperato e perciò anche deciso a lottare con forza per le proprie condizioni di vita e lavoro, invece di farsi menare per il naso.

È evidente che lo sciopero, come mezzo di pressione economica, deve far male all´azienda: se si vuole che le richieste dei lavoratori vengano prese in considerazione e accettate, esso deve causare il massimo danno economico possibile alla controparte. Un sindacato che neghi e castri le potenzialità di lotta dei lavoratori e fondi la propria strategia e la propria azione sulla concertazione con il capitale e il suo Stato può solo raggiungere insulsi compromessi, che poi tenterà di far passare come altrettanti successi. Fin troppe volte, negli anni passati, abbiamo visto la classe operaia messa a tacere con richieste minimali da parte dei sindacati riuniti nel Deutscher Gewerkschaftsbund (DGB – la centrale sidacale ufficiale), ormai null’altro che strutture dell’apparato statale borghese. Perciò salutiamo con grande interesse e simpatia il fatto che un settore della classe lavoratrice tedesca sia diventato consapevole della propria forza, sia sceso in lotta per i propri interessi e grazie a ciò si sia guadagnato l’approvazione e l’appoggio di ampi settori della classe stessa: nonostante l’opera di aperta diffamazione condotta dal padronato e dallo Stato, dai media e dai politici, qualcosa viene finalmente contrapposto agli attacchi del capitale e allo stato d’animo di rassegnazione finora dominante.

Intorno a che cosa è ruotata l´agitazione?

La GDL è un piccolo sindacato di categoria, organizzato nel Deutscher Beamtenbund (DBB). Non ha una tradizione “di sinistra” e non è particolarmente radicale nelle sue rivendicazioni, non importa quel che affermano sia i suoi nemici borghesi sia i suoi sostenitori della “sinistra radicale”. La differenza rispetto ai sindacati della DGB consiste, da un lato, nel fatto che, come sindacato categoriale, ha una relazione più stretta con la base; dall´altro, nel fatto che la sua relativa indipendenza dalla socialdemocrazia tedesca lo rende meno sensibile agli interessi del capitale. Inoltre, la GDL deve conquistarsi ruolo e spazio nei confronti della DGB.

La richiesta avanzata dai lavoratori è stata di un aumento salariale reale del 5 % 3 – il che non è molto, se si considera il fatto che, per l’appunto, i macchinisti tedeschi si trovano all'estremità inferiore della scala salariale europea. A questa richiesta, si sono aggiunte poi quelle di un pagamento dei macchinisti uguale a quello dei manovratori e di una riduzione delle ore di lavoro (da 39 a 38 la settimana) con limitazione degli straordinari – vale a dire, di un miglioramento delle condizioni generali di lavoro. Inoltre, la GDL rivendica, a buon diritto, un contratto collettivo di lavoro – questione sulla quale è ben difficile presentare o far digerire ai lavoratori un accordo consensuale con il sindacato (molto conciliante nei confronti della Deutsche Bahn) dei lavoratori delle ferrovie e dei trasporti (Eisenbahn- und Verkehrsgewerkschaft o EVG), nato nel 2010 dal Transnet (a sua volta assai filo-padronale) 4 e dall’altro sindacato, degli impiegati e apprendisti delle ferrovie, il Gewerkschaft Deutscher Bundesbahnbeamten und Anwärter, o GDBA).

Il gruppo della Deutsche Bahn (al 100% di proprietà dello Stato) respinge con decisione ogni rivendicazione: in particolare, quella di un contratto collettivo di lavoro, indipendente dalla EVG, con la motivazione che non possono esistere due contratti differenti nella stessa impresa – una motivazione che suona assurda se si pensa che la DB, con l’introduzione di agenzie di lavoro temporaneo e società controllate, ha diviso in maniera netta il personale al proprio interno, imponendo una sorta di dumping dei salari e pagamenti differenziati all’interno della medesima categoria (divisioni contro cui la GDL ha già condotto lotte in passato) 5.

Per quasi un anno, la DB ha tentato di far fronte all’agitazione denunciando la GDL come responsabile del “caos nel traffico ferroviario”, con il sostegno di campagne mediatiche e dei politici borghesi e grazie al dissociarsi di gran parte dei sindacati DGB dal manifestare solidarietà ai propri colleghi scesi in sciopero – insomma, l´intero apparato dello Stato borghese. Inoltre, la DB si augura di ottenere un vantaggio tattico dall´attuazione del “Tarifeinheitsgesetz” (la legge sul contratto collettivo di lavoro, che vieta gli scioperi promossi dai piccoli sindacati), approvato al 22 maggio e richiesto dalla maggioranza del DGB, dalle associazioni padronali di categoria e dai partiti borghesi, contro cui la GDL ha reagito con forza e con rabbia.

Dopo il nono sciopero, la GDL tenta una volta di più di trovare una soluzione alla lotta, entrata in una fase di stallo, tramite ulteriori negoziazioni: così, dal 27 maggio al 30 giugno, mentre scriviamo, è in atto una mediazione con sospensione di ogni sciopero.

Che valutazione dare di quest´agitazione?

Al momento in cui scriviamo (metà-fine giugno), non si sa ancora come potrà evolvere lo scontro fra la GDL e la DB e fino a che punto le rivendicazioni dei lavoratori potranno essere imposte. Tuttavia, già adesso si può dire che gli scioperi hanno finito per estendere ad altre agitazioni una dinamica positiva. I lavoratori diventano più consapevoli della propria forza e potenzialità di lotta per imporre la difesa delle condizioni di vita e lavoro, nello scontro con il capitale. L’aperta contraddizione di classe emerge puntualmente alla superficie. Altri esempi di questa situazione che si sta generalizzando sono gli scioperi ai Kitas (Kindertagesstätten, gli asili infantili aperti tutto il giorno) 6, ad Amazon 7, alle Poste 8 e alla Prosegur (la ditta che si occupa del trasferimento di denaro per le banche) 9: è da molto tempo che la Germania non veniva investita da una simile ondata di lotte. Inoltre, in qualche categoria, si può ravvisare da alcuni anni la tendenza a organizzare i lavoratori in alternativa ai sindacati ufficiali del DGB – per lo più in piccoli sindacati categoriali: la GDL, per l’appunto, o il Marburger Bund (sindacato dei medici) o il Cockpit (sindacato di categoria dei piloti e del personale di volo). Da parte sua, il sindacato Ver.Di (Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft, Unione dei Sindacati del settore dei servizi, organizzato nel DGB), è sotto pressione per chiedere “qualcosa di più” per i suoi iscritti nella prossima contrattazione collettiva, come è successo nelle agitazioni recenti ai Kitas e alle Poste.

Tutto ciò, comunque, non deve ingannare sul ruolo dei sindacati categoriali o alimentare pericolose illusioni. E’ vero che, di norma, questi sindacati risultano più radicali e combattivi dei sindacati DGB: ma ciò avviene soprattutto perché devono presentarsi ai propri iscritti in alternativa al DGB e proporre una propria prospettiva organizzativa. Non si tratta dunque di autentici sindacati di base e tanto meno di sindacati di classe impegnati a rappresentare un vero interesse di classe o ad accelerare la partecipazione e organizzazione attiva dei lavoratori nelle lotte. Perciò non costituiscono un´alternativa organizzativa reale ai sindacati del DGB, in vista di una preparazione a una ripresa classista. Inoltre, la loro limitazione ad alcune categorie professionali rimane un grosso problema.

Un altro risultato della lotta attuale è però il fatto che essa mostra con chiarezza come si schierano “amici e nemici”: quando i lavoratori avanzano richieste più decise, si mostrano più esasperati e decisi e sfuggono al controllo organizzato dei sindacati ufficiali, ecco che si scatenano le campagne diffamatorie e la pratica della de-solidarizzazione, i sindacalisti di base critici della DGB vengono isolati e le agitazioni apertamente sabotate e osteggiate. Ancora più chiaro è il ruolo dei mass media, dei politici, dei partiti e dello Stato e degli organi di repressione (polizia e giustizia), più tardi, quando gli ingressi d´azienda vengono bloccati o gli scioperi sono vietati 10. Davanti all´agitazione, risulta evidente che il capitale e gli apparati dello Stato sono schierati compatti contro i lavoratori.

D’altra parte, le lotte attuali non vanno sopravvalutate. Sono ancora lotte sporadiche e circoscritte, che toccano appena la superficie della società borghese e della pace sociale. La loro stessa dinamica si esaurirà presto, lasciando scarsi effetti. Ma, se non altro, sono i primi segnali del fatto che il proletariato non è disposto a sopportare tutto e che nel futuro le lotte possono crescere, con impeto e anche in maniera improvvisa. Oggi come oggi, sono lontane dall’essere vere lotte di classe o dal mettere in discussione la società borghese e il rapporto dello sfruttamento e quindi il lavoro salariato.

Per arrivare a questo, la classe operaia deve ricominciare a resistere e battersi in maniera estesa e a livello internazionale contro gli attacchi alle sue condizioni di vita e lavoro, poiché in futuro aumenteranno i problemi collegati al crescente sfruttamento e alla crisi strutturale del capitale. Per questo, il proletariato dovrà darsi nuovi organismi di difesa a lungo termine, indipendenti dai sindacati tradizionali di regime – organismi che non possono essere creati in maniera artificiale, ma possono solo essere il risultato di lotte reali e di una generalizzata ripresa classista contro il capitale. E il cammino in questa direzione è ancora lungo.

Ma il proletariato non può intraprendere da solo questo cammino. E’ illusorio pensare che, in maniera spontanea o solo attraverso le lotte, esso possa combattere l´ideologia della classe dominante in tutti i suoi aspetti (opportunismo, cogestione sociale, nazionalismo, razzismo, sessimo, antisemitismo), o schierarsi contro le guerre attuali e i preparativi di guerra futura, contro la minaccia di una terza carneficina mondiale. Ancor meno, il proletariato è in grado di sviluppare da solo la prospettiva di una società senza sfruttamento, oppressione e guerre, e di lottare per essa. Per tutto ciò, la necessità del Partito comunista internazionale si fa sentire con forza sempre maggiore.

Cronologia degli scioperi organizzati dalla GDL (nella contrattazione collettiva) 11

1 settembre 2014: sciopero d'avvertimento: tre ore nel trasporto di persone e merci

6 settembre 2014: sciopero d'avvertimento: tre ore nel trasporto di persone e merci

7-8 ottobre 2014: sciopero dopo consultazione della base: nove ore nel trasporto di persone e merci

15-16 ottobre 2014: sciopero di 14 ore nel trasporto di persone e merci

17-20 ottobre 2014: 50 ore di sciopero nel trasporto di persone e 61 ore nel trasporto di merci

6-8 novembre 2014: 64 ore di sciopero nel trasporto di persone e 75 ore nel trasporto di merci

21-23 aprile 2015: 43 ore di sciopero nel trasporto di persone e 66 ore nel trasporto di merci

4-10 maggio 2015: lo sciopero più lungo nella storia della Deutsche Bahn – 127 ore nel trasporto di persone e 138 ore nel trasporto di merci

19 maggio 2015: nuovo sciopero nel trasporto di merci

20 maggio 2015: sciopero nel trasporto di persone

Dal 27 maggio al 30 giugno: mediazione con sospensione di ogni sciopero (pace sociale).

 

 

1Per un confronto fra i salari, vedi GDL (Frankfurt/Main, Juli 2007): “Der Fahrpersonaltarifvertrag”, S. 19

2http://www.gdl.de/Aktuell-2015/AushangFakten-1430409563

3http://www.gdl.de/Aktuell-2015/Pressemitteilung-1430730063

4http://www.spiegel.de/wirtschaft/personalabbau-plaene-bahn-gewerkschafter-werfen-ueberlaeufer-hansen-verrat-vor-a-553723.html

5http://www.n24.de/n24/Nachrichten/Wirtschaft/d/514228/gdl-wirft-bahn-lohndumping-mit-zeitarbeit-vor.html

6http://www.berliner-zeitung.de/politik/schlichtung-im-tarifkonflikt-kita-streiks-enden-ab-kommender-woche,10808018,30865252.html

7http://www.focus.de/regional/hessen/tarife-streik-bei-amazon-in-bad-hersfeld-bis-ende-der-spaetschicht_id_4732499.html

8http://www.stern.de/wirtschaft/news/deutsche-post-verdi-beschliesst-unbefristeten-streik-2199068.html

9http://www.rbb-online.de/wirtschaft/beitrag/2015/05/spitzengespraech-soll-fortschritt-im-geldtransport-streik-bringen.html

10Anche se alla fine la GDL ha vinto in tribunale, nel 2007 uno sciopero è stato inizialmente vietato da un altro tribunale: http://www.handelsblatt.com/unternehmen/handel-konsumgueter/arbeitskampf-bahn-holt-im-gerichtlichen-tauziehen-mit-der-gdl-auf/2842578.html

11 Fonte: http://www.focus.de/finanzen/news/bahn-streik-im-live-ticker-rekord-streik-gdl-legt-personenverkehr-bereits-ab-mittwoch-lahm_id_4690474.html

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)