Ferguson (USA)-Napoli (Italia): La “questione” non è di razza, ma di classe

Pubblicato: 2014-11-26 13:34:11

Nella notte del 9 agosto 2014, a Ferguson, nello stato del Missouri (USA), un sobborgo di ventimila abitanti alla periferia di St. Louis, un poliziotto bianco uccide il diciottenne nero Michael Brown. L’omicidio dà il via ad alcuni giorni di rivolta da parte della comunità nera.

Nella notte del 5 settembre 2014, nel Rione Traiano, un quartiere popolare di Napoli abitato da circa ventiquattromila persone, un carabiniere uccide il diciassettenne Davide Bifolco. Il quartiere scende in piazza e scoppiano alcuni disordini.

La somiglianza è evidente e ancor più evidente il fatto che la “questione” non è di razza, ma di classe. Le “forze dell’ordine” sono il braccio armato legale dello Stato, esattamente come i “partiti dell’arco costituzionale” ne sono il braccio politico e i sindacati di regime il braccio sociale, le chiese di ogni confessione il braccio religioso e le banche il braccio finanziario, ecc. ecc., con le mafie e l’economia cosiddetta illegale a fare il lavoro sporco. Credere che lo Stato (e dunque queste sue braccia) sia al di sopra delle parti e agisca a tutela della vita e degli interessi di quell’astrazione democratica che è “il cittadino” è una tragica illusione. Lo Stato è lo strumento che il capitale e la sua classe dominante si sono dati per imporre e difendere il proprio dominio. Le “forze dell’ordine” hanno il compito di controllare militarmente il territorio (Napoli, in modo particolare, è il laboratorio privilegiato di questa militarizzazione, come lo sono tutti i qartieri-ghetto delle grandi metropoli capitalistiche), di esercitare la pressione statale sugli strati proletari, semi-proletari e sotto-proletari di quartieri “critici”, di praticare il terrorismo nei loro confronti. Hanno una funzione essenzialmente anti-proletaria, sia essa preventiva (di intimidazione) o attuale (di repressione). Questo è l’ABC per chiunque si professi comunista.

Le vittime di questi due episodi (che sono i più recenti di una lunghissima serie, negli Stati Uniti come in Italia, come altrove) sono del tutto accidentalmente bianche o nere. E’ evidente che nella struttura sociale di classe tipica del capitalismo la pressione esercitata dallo Stato si faccia sentire su strati particolari del proletariato, i più sfruttati e i più oppressi e dunque potenzialmente più “irrequieti”, contribuendo al contempo a creare divisioni dentro lo stesso proletariato: gli irlandesi o gli italiani oppressi dallo Stato inglese o statunitense nell’800 e nei primi del ‘900 non erano più “bianchi”, e i maghrebini oppressi dallo Stato francese e i senegalesi da quello italiano non sono più “neri”, di Michael Brown o di Davide Bifolco e di tutti gli altri giovani o meno giovani, passati e futuri, uccisi dalle “forze dell’ordine” capitalista. Erano, sono e saranno sempre proletari, appartenenti tutti a quell’esercito di “miserabili” destinati allo sfruttamento nelle galere del capitale, alla disoccupazione nelle strade di ghetti e di quartieri-dormitorio nelle grandi o piccole metropoli del mondo borghese e a far da manodopera per tutte le mafie.

I due omicidi lo gridano a gran voce, insieme al dolore e alla rabbia: la “questione” è di classe e non di razza. Il nemico è uno solo: il capitalismo, difeso dal suo Stato.

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2014)