Lavoratori in lotta

Pubblicato: 2013-12-13 21:37:33

 Bangladesh, fine settembre. Decine di migliaia di lavoratori dell'industria tessile, soprattutto donne, sono scesi in sciopero e in piazza, nei distretti di Gazipur, Ashulia e Savar, alla periferia di Dacca, per rivendicare forti aumenti salariali: dagli attuali 3mila taka mensili (28 euro) fino a 8mila (75 euro). Strade bloccate, un corteo di 200mila persone nel cuore della capitale, violenti scontri con la polizia, decine di feriti, veicoli ribaltati e dati alle fiamme, fabbriche devastate, una caserma della forza di sicurezza nzar nel distretto di Gazipur, assaltata e saccheggiata, armi e munizioni sottratte... Almeno 400 delle 5mila fabbriche d'abbigliamento del paese (secondo esportatore mondiale di abbigliamento per le pinote marche del settore, un giro d'affari annuo di 20 miliardi di dollari e circa 3,6 milioni di addetti che lavorano fino a 80 ore la settimana) sono rimaste chiuse. Proprio nel distretto di Savar ebbe luogo, in aprile, la strage di oltre mille lavoratori e lavoratrici nel crollo di un enorme edificio che ospitava varie fabbriche.


 

USA, fine settembre. Terza mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici dei fast food in sessanta cittamericane, con picchetti, cortei interni, presidi, per protesta contro salari insufficienti, condizioni di lavoro proibitive, orari estenuanti, soprusi ripetuti e controlli asfissianti, e richieste di aumentare il salario minimo a $15 l'ora e di riconoscimento dell'organizzazione sindacale: a fronte di una media salariale nazionale di $18,30 l'ora, il 90% di questi lavoratori percepisce infatti una media di $8,94, che in cittcome New York scende addirittura fino al minimo legale di $7,25. I precari e le precarie che lavorano nel settore (considerato un entry level una sorta di apprendistato-paradiso in cui s'impara a lavorare...) sono circa 4 milioni, hanno ormai un'etmedia che s'aggira sui 24-30, hanno famiglie a carico e, provenendo spesso da comunitetniche marginalizzate o immigrate, sono soggetti a ricatti continui che li costringono ad accettare salari infami e da fame. Anche per questo motivo, la solidarietalla lotta dei lavoratori e alle lavoratrici del fast food stata ampia, coinvolgendo le stesse comunitd'origine di cui fanno parte.


 

Repubblica Ceca, fine settembre. Minatori di carbone in lotta nella regione di Ostrava, dove la direzione della multinazionale New World Resources e della sua controllata Okd ha annunciato la chiusura del complesso minerario di Paskov entro la fine del prossimo anno, con conseguente disoccupazione per 3mila minatori e 8mila impiegati nella filiera (nella regione, il tasso di disoccupazione ufficiale supera giil 10%). Inoltre, al rinnovo del contratto aziendale, la Okd ha proposto tagli di salari del 20% e la riduzione del trattamento di fine rapporto da 12 mensilita tre. Naturalmente, governo e padronato si rimpallano responsabilite proposte di soluzione della crisi: quel che certo che il welfare complementare che finora ha relativamente rotettoquesta categoria assicurando una relativa pace sociale viene sempre piintaccato. Dal canto loro, i minatori, al termine di un corteo di parecchie migliaia di persone, hanno occupato per qualche tempo la sede dell'Okd di Ostrava.
 

Messico, inizio settembre. Una serie di vigorose manifestazioni ha avuto luogo, fra metagosto e gli inizi di settembre, protagoniste decine di migliaia di maestri e insegnanti, per protesta contro le cosiddette iforme strutturalidecise dal Governo, con il pieno appoggio di partiti e sindacati istituzionali (il SNTE), che peggiorano le condizioni di lavoro nel settore, agganciando sempre pigli stipendi alla produttivit condizionando il mantenimento del posto di lavoro a forme di controllo, selezione e valutazione, aumentando i carichi quotidiani, introducendo forme estreme di precariato. A scendere in campo, con ripetute dimostrazioni a Cittdel Messico, a Oaxaca (dove nel 2006 altre manifestazioni furono represse nel sangue) e nel Chiapas, sorvegliate a vista e in certi casi represse da migliaia poliziotti in assetto anti-sommossa, sono stati qualcosa come 90mila insegnanti, che hanno bloccato le strade e l'aeroporto internazionale della capitale, organizzati soprattutto da un oordinamento di lotta(il CNTE), che percontinua a operare all'interno del sindacato ufficiale SNTE.

 

Partito Comunista Internazionale 

(il programma comunista n°06 - 2013)