Il partito, la classe, la rivoluzione

Pubblicato: 2013-12-13 21:35:07

 Il partito non fa la rivoluzione quando gli pare e piace, non sceglie di proprio arbitrio il momento per impadronirsi del potere, ma interviene come forza attiva negli eventi, penetra ad ogni istante nello stato d'animo delle masse rivoluzionarie, valuta la forza di resistenza del nemico, e stabilisce così il momento più favorevole all'azione decisiva. E' questa la parte più difficile del suo compito. Il partito non ha decisioni valide per tutti i casi. Gli occorrono una giusta base teorica, uno stretto legame con le masse, una chiara idea della situazione, un colpo d'occhio rivoluzionario e una grande decisione. Più profondamente un partito rivoluzionario penetra in tutti i campi della lotta proletaria, più è legato a questa lotta dall'unità nello scopo e nella disciplina, più rapidamente e meglio assolverà il suo compito.

La difficoltà sta nel collegare l'organizzazione centralizzata del partito, fusa al suo interno da una disciplina di ferro, al movimento delle masse con i suoi flussi e riflussi. La conquista del potere è possibile, certo, solo grazie alla pressione rivoluzionaria irresistibile delle masse lavoratrici; ma, in tale atto, l'elemento della preparazione è assolutamente indispensabile. E più il partito riesce a valutare bene la congiuntura e il momento dell'azione, più le sue basi di resistenza sono organizzate, meglio sono ripartite le forze e le mansioni, più il successo sarà sicuro, meno sacrifici costerà. Collegare un'azione accuratamente preparata e il movimento delle masse: ecco il compito politico-strategico della presa del potere.

 

Leone Trotsky, Gli insegnamenti della Comune di Parigi (1921)

 

Partito Comunista Internazionale 

 

(il programma comunista n°06 - 2013)