Nessuna illusione! Dalla crisi non si esce! La risposta borghese: preparazione della guerra La nostra risposta: prepararsi alla rivoluzione

Pubblicato: 2012-04-25 13:24:52

Proletari! Compagni!

Primo Maggio 2012: la crisi incalza e colpisce duro, ovunque nel mondo. Disoccupazione galoppante, precarietà diffusa, pensioni tagliate o cancellate, costo della vita in crescita, vite proletarie sconvolte e massacrate. In compenso, ci promettono, in un futuro immaginario (quando saremo usciti dalla crisi!), un aumento dell’8% dell’occupazione e del 12% del salario: in cambio, naturalmente, dell’accettazione di tutti i “sacrifici necessari” oggi! Vecchia storia, che ci hanno cantato in tutte le solfe borghesi di destra e di sinistra, sindacati tricolore e sindacatini.

Ma ci prendono per scemi?! Stiamo subendo un attacco senza precedenti, che prosegue e aggrava l’attacco sviluppatosi sull’arco di quasi quarant’anni (almeno due generazioni di proletari!), e che promette solo di inferocirsi nei prossimi mesi, in Italia come nel mondo – e questi pescecani tentano di tenerci buoni!

La crisi dell’economia capitalistica è una crisi strutturale, di sovrapproduzione di merci e capitali. A essa, i borghesi possono rispondere solo in due modi: mettendo ancor di più alla catena i proletari e preparando un nuovo macello mondiale, che, distruggendo esseri umani e merci e spartendo di nuovo i mercati, s’illudono possa far ripartire l’economia. Questa è la loro prospettiva, questa è sempre stata la loro soluzione. Quale deve essere la nostra? A questa crisi non si risponde con le illusioni riformiste, con gli appelli allo Stato (braccio politico e armato del Capitale) e alle istituzioni democratiche (strumenti della dittatura borghese), con i programmi di partiti e sindacati (che da decenni si sono dimostrati docili strumenti del Capitale), con le manifestazioni plateali di autolesionismo (che ci indeboliscono e isolano), con scioperi a scacchiera che dividono i lavoratori e dimostrazioni che sembrano cortei funebri o folcloristici. Si risponde solo tornando a organizzarci e a lottare per difendere le nostre condizioni di vita e lavoro, solo creando organismi territoriali indipendenti di difesa economica e sociale che si facciano carico di tutte le necessità della lotta e della sopravvivenza dei proletari – dalle assemblee ai picchetti, dalle casse-sciopero ai problemi dell’alloggio e del caro-vita, alla risposta organizzata a crumiri, provocatori, aggressori e altra feccia del genere.

Ma questo non basta. Deve tornare a farsi strada, fra i proletari combattivi, la necessità urgente e non rimandabile di rafforzare e radicare a livello internazionale il partito rivoluzionario, che è oggi un aiuto necessario nelle lotte di resistenza al capitale e, quando le condizioni oggettive e soggettive lo consentano e lo richiedano, la guida nella lotta per la presa del potere. La nostra risposta, proletaria e anticapitalista, alla crisi (la preparazione alla rivoluzione) passa dunque attraverso il rafforzamento del partito comunista internazionale, oggi ancora minoritario, ma non distrutto, dopo novant’anni di controrivoluzione.

La crisi dell’economia capitalistica ci dice ancora una volta che questo modo di produzione è in agonia – un’agonia che, trascinandosi, avvelena ogni giorno di più l’intero mondo, sotto tutti gli aspetti. Bisogna, una volta per sempre, buttarlo nella spazzatura della storia. Bisogna organizzarci per difenderci oggi e per attaccare domani.

 

  Versione stampabile

Partito Comunista Internazionale
              
                                                                  ("Il programma Comunista")