Il senso profondo della previsione

Pubblicato: 2012-02-20 21:34:48

Alla fine di un nostro testo del 1957 (“Le grandi questioni storiche della rivoluzione in Russia”), si legge: “ […] non è di troppo una generazione, perché la classe operaia rivendichi di nuovo tutto il campo dell’esaltata produttività, di un’organica produzione con un razionale consumo, di una ben drastica decurtazione del lavoro, e travolga le mostruose macchine di Oriente e Occidente. Non è di troppo una generazione di validità lavorativa, i venti anni del vecchio Petty, da ora, 1955” [1]. Molto si è ironizzato e ancora si ironizza, anche in ambienti di cosiddetta sinistra, sul mancato avverarsi di questa previsione di verosimile crisi economica e di possibile rivoluzione politica ad essa conseguente. Ora, ogni previsione è condizionata, è legata ad un se, e la condizione perché non si ripeta un ennesimo rovescio proletario, e dunque fiammeggi e vinca la rivoluzione comunista, non solo è indicata a tutte lettere, in quel testo come in altri, ma forma il vero nodo del discorso: verrà la crisi economica (e venne, infatti, nel 1975, fu mondiale e dura da riassorbire); resta da vedere se darà origine ad altrettanto violenti moti di classe e, dato che avvengano (e non avvennero), se la restaurazione integrale della teoria e, sulla sua base, la riorganizzazione su scala mondiale del partito rivoluzionario, si saranno verificate in tempo perché un nuovo cataclisma non ci travolga. Le due condizioni mancarono: cade dunque l’obiezione. In secondo luogo, come si legge nell’altro nostro testo (del 1924) “Lenin nel cammino della rivoluzione” [2], la parte vitale di ogni nostra previsione, e che a buon diritto può chiamarsi scientifica, è quella che stabilisce “come accadrà un certo processo, quando certe condizioni si verificheranno, e che cosa ci sarà di diverso se diverse saranno le condizioni”, mentre la parte che si adopera a prefissare date e misurare distanze ha il valore “di un’ipotesi parzialmente arbitraria come quelle che deve, per necessità, porsi ogni esercito che prepari i suoi piani supponendo i movimenti del nemico e le altre circostanze indipendenti dalla volontà di chi lo dirige”. Infine, come si dice sempre in “Le grandi questioni storiche della rivoluzione in Russia”, “le grandi visioni rivoluzionarie sono feconde anche quando la storia ne rinvia l’attuazione”; quel che conta è la fecondità del messaggio in esse contenuto e che, nel caso specifico, era il monito severo diretto ai militanti rivoluzionari e al loro partito: Preparatevi di lunga mano alla svolta di cui, a qualunque data possa verificarsi, sono qui indicate le condizioni di snodamento rivoluzionario, oppure non solo, tutti insieme, avremo per l’ennesima volta “perso l’autobus”, ma si sarà irrimediabilmente spezzata la continuità del movimento proletario e comunista. E’ questo il senso profondo della previsione di allora (che è anche previsione del quadro in cui gli eventi, date quelle condizioni, si svolgeranno: è perciò ch’essa vale per oggi e varrà per un imprecisato domani esattamente come aveva valore quando fu formulata.

 



[1] In quegli anni, mentre il nostro Partito procedeva al lavoro scientifico di esame del “corso del capitalismo”, questa “previsione” è ripresa da numerosi articoli usciti sulla nostra stampa: per esempio, in “7 novembre ‘17-7 novembre ’57. Quarant’anni di una organica valutazione degli eventi di Russia nel drammatico svolgimento sociale e storico internazionale”. Cfr. Struttura economica e sociale della Russia d’oggi (Edizioni Il programma comunista, 1976) e Russia e rivoluzione nella teoria marxista (Edizioni Il programma comunista, 1990).

[2] Ora in “L’estremismo, malattia infantile del comunismo”, condanna dei futuri rinnegati (Edizioni Il programma comunista, 1969).

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2012)