Per gli arresti dell'11 Marzo: Chi è il nemico? (2006)

Pubblicato: 2009-08-30 20:21:44

Per difendere efficacemente gli arrestati dell’11 marzo a Milano, come tutte le vittime della repressione operata dallo Stato borghese attraverso tutti i suoi strumenti, legali e illegali, è necessario far salvi alcuni punti di principio irrinunciabili.

L’attacco anti-proletario non è condotto da quattro fascistelli che fanno la voce grossa con tanto di folklore di bandiere, canti e gagliardetti. L’attacco anti-proletario è condotto, oggi come ieri come domani, dallo Stato del capitale in tutte le sue forme e diramazioni. Il fascismo non è espressione di questa o quella formazione politica organizzata: è espressione del regime borghese nella sua fase imperialistica, e i regimi usciti vittoriosi dal secondo massacro mondiale interimperialistico hanno ereditato, sotto un’apparenza democratica sempre più illusoria, tutta la sostanza dei regimi fascisti sconfitti: tanto per non andar lontano, si pensi agli Stati Uniti d’America.

Limitarsi a proclamare “i fascisti non devono sfilare a Milano” e dunque scendere in piazza per impedirlo significa non aver compreso nulla della dinamica storica, non comprendere chi è il nemico antiproletario, e bruciare così energie che andrebbero invece organizzate e dirette in un’autentica lotta proletaria, di classe e anticapitalistica.

Come scrivevano i nostri compagni nel 1944, “Solo la lotta totale, spietata, contro il capitalismo, contro ogni sua manifestazione, ed in particolare contro la guerra che del capitalismo è la estrema, più iniqua e barbara manifestazione, garantisce la serietà e la concretezza della lotta contro il fascismo mussoliniano di oggi e il fascismo democratico di domani”.

Sessant’anni dopo, la consegna rimane la stessa. Difendersi dall’attacco anti-proletario condotto da tutte le forze borghesi, legali e illegali, ieri come oggi, vuol dire dunque prepararsi all’attacco, preparare le forze soggettive in grado, quando la situazione oggettiva lo permetterà e lo richiederà, di porsi alla testa degli episodi isolati o diffusi, individuali o collettivi, di ribellione all’oppressione borghese, per unificarli e dirigerli contro il baluardo del capitale, il suo Stato, per distruggerlo e sulle sue macerie istituire la dittatura del proletariato come ponte di passaggio verso la società senza classi. Vuol dire preparare nell’oggi la rivoluzione comunista di domani. Ciò significa non disperdere forze giovani in inutili “ginnastiche antifasciste”, ma lavorare pazientemente alla rinascita di un vero fronte proletario di difesa delle condizioni di vita e di lavoro, entro cui si ponga anche e in maniera senza dubbio urgente il problema della difesa dei proletari e della avanguardie di lotta colpite dalla repressione borghese.  Tale fronte di lotta deve tornare a mettere al centro della propria azione metodi e rivendicazioni squisitamente di classe, trascurati e dimenticati sia dagli opportunisti sia dall’estremismo parolaio e pasticcione. Tutto ciò significa poi principalmente lavorare alla riorganizzazione e al radicamento nella classe lavoratrice del partito rivoluzionario, inascoltato da troppo tempo, alla scala storica mondiale, come forza organizzata e operativa.

A questo noi lavoriamo (e a questo vi invitiamo a lavorare), senza illuderci che il lavoro minimale e controcorrente che si può svolgere oggi possa dare risultati rapidi o appariscenti, ma convinti che saremo il futuro che sapremo preparare a noi e al proletariato mondiale.

                                                        

                                                                                                                   Partito comunista Internazionale

                                                                                                                      (Il programma comunista)