Fondamento di qualunque lotta è la forza organizzata della classe operaia!

Pubblicato: 2010-10-08 16:32:44

Proletari, compagni!

La crisi economica capitalistica che si sta abbattendo sulle nostre spalle produce enormi sofferenze per le migliaia di licenziamenti con conseguente massiccia crescita della disoccupazione, della cassintegrazione, del precariato. Il quotidiano “bollettino di guerra” degli scioperi (purtroppo articolati e isolati) lo dimostra, e non solo in Italia: le vicende della Fiat – con le sue aziende che tengono separati e sotto ricatto gli operai d’ogni paese – sono solo la punta dell’iceberg. Quest’attacco devastante alle nostre condizioni di vita non incontra un’opposizione di difesa: la conduzione della lotta da parte della Fiom-Cgil è solo una cortina fumogena per oscurare la realtà.

Non parliamo della cordata dei servi sindacali Cisl e Uil, al seguito dell’ultimo boss del Capitale, mr. Marchionne. Mentre, nel corso di queste lotte isolate proposte dalle attuali organizzazioni sindacali, gli operai manifestano, anche se con difficoltà, la volontà di reagire, di accollarsi tutte le asprezze che comporta la propria autodifesa, i propagandisti della “pace sociale” (i sindacati collaborazionisti) mandano a chiedere ai padroni che vengano rispettati… i “diritti dei lavoratori”!

Proletari, compagni!

Solo la lotta ad oltranza di una forza organizzata può frantumare il muro dell’abitudine, della solitudine individuale, e soprattutto del silenzio che le organizzazioni sindacali hanno imposto con la concertazione – quel silenzio che in anni di grandi lotte sociali veniva interrotto dalla trasmissione orale, dal rullo dei tamburi di lotta, dalle assemblee organizzate dalle forze operaie sul territorio e nelle Camere del Lavoro (oggi ormai smantellate). Solo la lotta ad oltranza senza preavviso, il blocco della produzione, gli scioperi a tempo indeterminato, possono incidere su leggi e leggine, piegandole alla volontà operaia. Quello che viene presentato dalla Fiom-Cgil come il “caso esemplare” (Pomigliano, Melfi; il referendum, la causa legale) ha solo l’obiettivo di castrare la forza operaia, di sottometterla al giudizio dei giornali e dell’opinione pubblica, mentre si dovrebbe combattere su scala generale (non solo alla Fiat, non solo in Italia!) una dura battaglia di difesa contro i licenziamenti e la disoccupazione in ogni settore aziendale, contro la prospettiva di irreggimentazione del lavoro di fabbrica, con aumento dei turni e degli straordinari, riduzione delle pause – un vero e proprio attacco al salario, alla sicurezza, alla salute.   

Si ripetono di continuo gli assalti polizieschi alle manifestazioni di strada o davanti alle fabbriche: ma a far notizia è solo la “lotta alla Fiat”, le altre situazioni non appaiono, vengono dimenticate, abbandonate. Le migliaia di cooperative dei servizi con i loro salari da fame, i tempi e ritmi di lavoro forsennati, l’assenza di qualunque contratto o minima difesa sindacale, il ricambio continuo di manodopera come metodo, tutto questo non esiste! Il processo di scomparsa delle aziende per chiusura o spostamento altrove avanza indisturbato: e non si contano quelle che sono in stato di agitazione permanente. La struttura dei servizi è nel caos più completo (scuola, ospedali, trasporti, commercio), ma gli scioperi per carenza di manodopera o per blocco delle assunzioni precarie nemmeno vengono contati. In mezzo a tutto ciò, si esalta questo battibecco fra Confindustria e Fiom come se si trattasse di una vera lotta! Non solo: pur di aggiungere una medaglia alla collezione di trofei al valore borghese e invece di organizzare ad oltranza il blocco dei carrelli e della linea di montaggio, di bloccare la produzione richiamando la massa operaia a un’azione unitaria, la Fiom-Cgil sottopone gli operai a un vero e proprio linciaggio mediatico, per mostrare il loro “attaccamento al lavoro”, la loro “fedeltà all’azienda”!

Proletari, compagni!

L’obiettivo della Fiom-Cgil è quello di seminare illusioni: l’alternativa che essa offre alla lotta ad oltranza è solo il lamento degli agnelli che vanno al macello. Occorre comprendere che si deve fare da sé: difendersi con le proprie forze, con i propri compagni di lavoro, tentando di costruire una vera organizzazione di lotta, un fronte unitario che sappia anche guardare oltre le muraglie nazionali. Il vecchio contratto di lavoro che la Fiom vuole difendere vale tanto quanto il nuovo: è una catena ai piedi per la quale non ha senso lottare. La lotta operaia, quando è organizzata, quando è indipendente (contro ogni forma di delega sindacale all’azienda, per la revocabilità di ogni delegato collaborazionista, per la creazione di una propria cassa di resistenza) non rispetta i contratti: li straccia! E poiché la classe operaia non può, se non in una prospettiva politica rivoluzionaria e sotto la guida del partito rivoluzionario, rovesciare il mondo borghese di infamie e di oppressione, occorre almeno riprendere in mano gli strumenti della lotta di difesa. Solo dalla forza può generarsi una conquista anche minima, anche provvisoria. I venditori sindacali di fatica umana dovrebbero essere cacciati a pedate per il loro collaborazionismo! E’ demenziale la richiesta che i padroni rispettino le leggi, gli accordi, la democrazia, le istituzioni, proprio mentre masse di licenziati, disoccupati, cassintegrati si muovono come zombi perché non sanno più cosa fare, investiti da chiacchiere, da prediche contro la violenza, dalla religione del lavoro, dalla difesa del sacrosanto rispetto per l’azienda.

Fuori dalle file proletarie i traditori, i collaborazionisti, i concertatori, i collusi!

I metodi di lotta e gli obiettivi del fronte proletario non possono che essere quelli che appartengono alla tradizione del movimento operaio, oggi cancellati da sindacati nazionalizzati e servi:

Partito Comunista Internazionale
(Supplemento al n°5/2010 de " Il programma Comunista")

 

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